Ciao, piccolino. E' passato un anno da quando ci hai lasciati ed è ancora difficile parlare di te e non riesco a farlo senza commuovermi. Come fare a raccontare come eri? Cosa dire dei meravigliosi sette anni insieme? Se non mi bloccherò, come è già successo, temo che sgorgherà un fiume di parole. Era la fine di gennaio. Da poche settimane, con Francesco, mio marito, ci eravamo trasferiti nella casa nuova, ristrutturata, piena di scatoloni e mobili ancora da sistemare. Stavo trapiantando in giardino ciclamini e violette e stavo facendo avanti e indietro con vasi ed attrezzi. Mi volto per riscendere in giardino e proprio lì, sulla porta della cucina, ci sei tu, titubante e stremato, con la zampina anteriore sinistra sollevata. Ci conoscevamo già. Stavi tra gli altri gatti nella colonia felina della strada privata del nostro condominio. Pure tu, come gli altri, il pomeriggio venivi per mangiare quello che vi portavamo e, se tardavamo, venivate tutti davanti alla porta finestra. Tu però eri l'unico che non si faceva avvicinare. Aspettavi che non ci fosse nessuno accanto ad una delle ciotole, poi correvi, afferravi qualche boccone e scappavi. Come mai eri entrato, proprio tu che non ti facevi mai avvicinare? Sono rimasta sbalordita a guardarti, immobile per non spaventarti. Non mi sono mossa. Tu, tenendomi sempre d'occhio, hai visto uno sgabello basso ad un paio di metri da dove ti trovavi. Dovevano sembrarti chilometri, ma nessuno ti stava scacciando, nessuno urlava contro di te, nessuno si muoveva per avvicinarsi e tu, zoppicando, con grande fatica, sei arrivato allo sgabello e, sempre stando all'erta, ci sei salito. Non so quanto tempo sono rimasta immobile per non spaventarti, con in mano i vasi con i fiori, senza parlare. Poi ti sei accoccolato sullo sgabello e ti sei addormentato. Ho provato a muovermi, molto piano e, sempre piano, ho chiamato mio marito che, vedendoti, è rimasto sbigottito. Era un altro il gatto che ogni tanto entrava in casa e ci passava anche la notte, tu eri proprio inavvicinabile, per tutti. C'eravamo informati su tutti voi dalle altre persone del condominio e, in particolare, dalla signora che si occupava della colonia. Di te ci aveva detto che eri comparso all'improvviso una mattina di circa tre anni prima, poco più che cucciolo. Non ti facevi avvicinare e tanto meno toccare. Guardando bene, si era accorta che avevi la punta dell'orecchio sinistro, non destro, tagliata. Quindi eri stato sterilizzato. Sterilizzato e poi abbandonato. Gli altri gatti non ti avevano accettato come nuovo membro della colonia. Eri isolato, solitario, timoroso di tutto, ed ora dormivi su uno sgabello nel nostro salotto. Hai continuato a dormire. Noi abbiamo continuato con le nostre attività, poi abbiamo cenato e quando è arrivata anche per noi l'ora di dormire, tu stavi sempre lì, sullo sgabello, addormentato. Cercando di fare il più piano possibile, ti abbiamo coperto con un asciugamano e ci siamo allontanati immediatamente, lasciandoti accanto le ciotole con cibo ed acqua. Era mezzanotte passata quando i tuoi lamenti ci hanno svegliato. Non stavi bene, e noi non sapevamo cosa fare. Nonostante il nostro amore per voi pelosetti, non ne avevamo mai avuti ed eravamo privi di esperienza. Abbiamo cercato un pronto soccorso veterinario e, in una scatola imbottita di asciugamani, dopo averti ben coperto, ti ci abbiamo portato. La zampina, dove quasi sicuramente avevi ricevuto un forte calcio, non era il problema principale. Avevi una brutta bronchite, che stava diventando polmonite. Il veterinario ci disse che avevi bisogno di molte cure, per almeno un mese. Eri molto debilitato, avevi bisogno di antibiotici, antinfiammatori e ricostituenti. Bisognava anche curare il tuo occhietto sinistro, che tenevi serrato. Non si sapeva neanche se ti saresti ripreso. Avevi bisogno di cure costanti e di stare al caldo. Per noi non c'era alcun dubbio, saresti rimasto con noi, ti avremmo dato tutto quello di cui avevi bisogno, sperando per il meglio. Non eravamo sicuri di cosa ne avresti pensato tu ma, anche se ti tenevi a distanza per tutto il tempo che stavamo in casa, hai apprezzato il cambiamento. Siamo riusciti anche a somministrarti tutte le terapie, non eri entusiasta, ma con dolcezza e fermezza, ci riuscimmo anche noi, così inesperti all'epoca. Dopo qualche giorno, sentendoti meglio, hai iniziato a farci capire che ti sarebbe piaciuto uscire, che ti mancavano i giardini ed il cortile. Sei però dovuto rimanere in casa fino alla primavera. Eri delicato e potevi riammalarti, con il freddo e l'umidità. Il tuo tempo lo trascorrevi in gran parte arrampicato sul mobile più alto del salone poi, un po' per volta, hai cominciato ad amare una scrivania davanti ad una finestra di una camera da letto, dalla quale vedevi il nostro giardino, il cortile, ed il cancello, stando al sole per molte ore. Ti avevamo chiamato Pierrot, ma a te sembrava non interessare quel nome. Usavamo nomignoli e vezzeggiativi e tu, incredibilmente, ci hai fatto capire che volevi essere chiamato Chicco: ogni volta che ti chiamavamo così, ti voltavi. E Chicco è diventato il tuo nome. Quando ti abbiamo fatto uscire per la prima volta non sapevamo se saresti tornato a stare con noi. Soffrivi troppo chiuso in casa e non sarebbe stato giusto impedirti di uscire: eri guarito e le giornate erano belle. Quando siamo tornati dal lavoro ti abbiamo trovato davanti alla porta finestra e, appena ci hai visti scendere dalla macchina, ci sei corso incontro. In quel momento abbiamo capito che saresti stato il nostro amico e che avevi accettato di far parte della nostra famiglia. Non ci siamo più separati. Tu uscivi, facevi le tue passeggiatine, le tue corse e le tue dormite al sole, ma rientravi sempre a casa, a volte da solo, altre volte arrivavi correndo appena ti fischiavamo dalla finestra. Chi ti conosceva stentava a riconoscerti. Le cure ed una buona alimentazione ti avevano trasformato: il tuo pelo era molto più folto, bello lucido, il tuo occhietto sinistro era bene aperto e le tue ossa irrobustite ti avevano fatto diventare un gattone dall'aspetto sano, non più macilento. Con il tempo acquistavi sempre più sicurezza e non scappavi più appena vedevi qualcuno: in guardia sì, ma senza paura. Ti abbiamo sempre dovuto curare e stare molto attenti. Il tuo organismo aveva subìto troppi traumi ed eri soggetto a raffreddori, infiammazioni alla gola, all'occhio sinistro ed alla bocca. Ma con le cure adeguate ti riprendevi subito e stavi in perfetta salute. Per sette anni non ci siamo mai separati, sei sempre venuto con noi dappertutto, nei vari alberghi e nelle case di famiglia, per vacanze e fine settimana. Non hai mai amato venire in braccio. Ti piaceva sdraiarti o acciambellarti accanto a noi ma in braccio venivi molto raramente. Era tuo diritto avere i tuoi gusti e le tue preferenze. Nessun essere vivente è un peluche. Sempre felice quando tornavamo a casa, ci facevi le feste a modo tuo. Una volta ho sentito un signore del condominio che ti diceva: "Buongiorno, giovanotto! Hai vinto un terno al lotto, eh?" Eppure io ho sempre pensato a quanto siamo stati fortunati noi, una sera di otto anni fa, ad essere stati scelti da te, a vederti guarire e trasformarti fisicamente e caratterialmente, acquistando sicurezza e fiducia e sentendoti libero di esprimere tutto l'affetto di cui eri capace, ed era tanto, visto che il solo pensarci mi scalda sempre il cuore. Terribile ed inaspettata, perché non avevi mai avuto alcun sintomo che la facesse in qualche modo prevedere e dalle visite mediche mai era emerso nulla a riguardo, è stata la tua improvvisa malattia, la trombo-embolia che, in meno di tre settimane, ci ha separati. Sembrava la stessi superando, non volevamo farti soffrire inutilmente, ma poi, il 13 febbraio 2013, tutto è precipitato. Abbiamo provato un dolore che non si può descrivere, solo chi ha perso un amico come solo voi sapete essere può capirlo. Sapevamo perfettamente che non eri sostituibile e che avremmo sempre sentito la tua mancanza, ma Francesco ed io abbiamo deciso di fare entrare nella nostra famiglia un'altra creatura che potesse avere bisogno di una casa e di affetto. Tramite un annuncio sul sito cucciolissimi ho contattato una volontaria, che ci ha indirizzati ad una associazione dove erano in stallo alcuni gatti. Così, dal 27 marzo 2013, nella nostra casa e nella nostra vita è entrata Trilly e adesso, col tempo e la pazienza, siamo diventati grandi amici (ho lasciato una testimonianza su di lei a maggio). Poi, il 18 maggio, è venuta a stare con noi anche Fumetta, ma questa è un'altra storia. Adesso dovrò scegliere le tue fotografie e già so che mi commuoverò, come succede ogni volta che le riguardo. Temo, anzi so, di avere scritto troppo, ma non sapevo proprio come altro fare a parlare di te, piccolino, e non sono stata capace di essere più breve. Adesso qui c'è qualcosa di te, del nostro piccolo, grande, indimenticabile, insostituibile amico. Per te, Chicco.
Giordana e Francesco
Chicco è stato adottato dalla strada il 27-01-2006
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