"Oggi martedì 22 gennaio è il sesto giorno che non mangio. L'ho fatto per appoggiare l'iniziativa di Davide Battistini che digiuna ben dal primo di gennaio.
L'ho fatto per i cani che stanno legati ad una catena, per avvicinarci a veder superato questo metodo di detenzione che è il simbolo ancora attivo della schiavitù degli animali.
Ho voluto affiancarmi per qualche giorno a Davide -che molto determinato continua ancora- perchè apprezzo molto chi, in prima persona, sa buttare il cuore oltre l'ostacolo nella consapevolezza che le cose possono cambiare solo al prezzo del nostro coinvolgimento.
Volevo dare più visibilità alla protesta, facendo in modo che la legittimazione al gesto data dalla mia associazione -Oltrelaspecie- agevolasse il diffondersi delle sue/nostre ragioni.
Presto volontariato in canile da quando sono ragazzino e di continuo vengo a contatto con situazioni di incuria o vero e proprio maltrattamento. Si tende a pensare che maltrattare un animale sia un crimine che gode di condanna comune, quando invece non è affatto così.
Non mi riferisco alle percosse dirette (che comunque non dubito continuino all'interno delle proprietà): mi riferisco a tutte quelle forme di sistematica prevaricazione che vengono compiute a danno degli animali che continuano ad avvenire alla luce del sole e senza sostanziale opposizione sociale.
Rimanendo alla questione specifica, vi posso assicurare che i cani 'a catena' sono ancora moltissimi e non sono solo casi addebitabili a qualche brutta abitudine delle generazioni del passato. Infatti se i modi di ralazionarci ai cani sono cambiati, non lo hanno fatto sempre in meglio. Tuttavia ancora in molti, a partire dalle Istituzioni, non riescono ancora a capire quale profonda sofferenza subisca un animale ancorato ad un luogo fisso come fosse una nave arrugginita ferma a un porto dimenticato da tutti.
D'altronde è così: gli umani nel loro complesso si sentono padroni degli animali, e le catene diventano propaggini della coercizione, della violenza, della subordinazione che nascono da una precisa discriminazione di specie.
In questi giorni ho parlato con un avvocato e con delle guardie zoofile, le quali mi hanno spiegato come in assenza di una legge nazionale, i regolamenti comunali si esprimono sullo uso della catena a loro piacimento e le Regioni, pur avendo il potere di dare indicazioni utili non restringibili, tacciono o si 'accodano' ai Comuni una volta interpellate.
E' completamente assurdo che nemmeno per quella che sembrerebbe una conquista basilare come quella del divieto della catena per i cani, si debba accorgersi che 'da quella parte' non c'è mai nessuno.
E' la dimostrazione che i fondi destinati ai canili dalla Legge 281 corrispondono all'esigenza di liberare la polis dalle fiere, nulla più. (altro che tutela degli animali d'affezione...)
Eppure la società non corrisponde al senso che si danno le leggi e sembra avanzare, seppur molto lentamente, in tema di sensibilità verso gli animali.
E anche questo torna ai gestori del randagismo, perchè si possono usare gli animalisti per caricarsi il peso delle emergenze...come dire...volete salvare quel cane: rubatelo!
Non sono mai stato contrario a trasgredire la legge. Amo gli animali come fossero fratelli, come potrei seguire un sistema di precetti che li osteggia in tutto e per tutto?!
Quindi quello che ho da dire lo dico, in tutta umiltà, agli animalisti stessi: dobbiamo capire l'esistenza di questo meccanismo ricattatorio giocato da chi detiene il potere. Non possiamo esimerci, lo so, di curare singolarmente gli animali in difficoltà: sarebbe come perdere, per molti di noi, la motivazione profonda della nostra missione di vita. Ci sono innumerevoli e insvelabili cause che ci portano a relazionarci agli animali prestando loro cure parentali. Il solo fatto che loro siano lì, ad alleviare i nostri mali con le loro stesse ferite, fa parte dell'incredibile ruolo che gli animali oppressi rivolgono per contrasto all'oppressore.
Però dobbiamo fare dei passi avanti, se vogliamo veramente rompere gli anelli di quelle maledette catene.
Ricordo un famoso libro che diceva ''Spezza le catene che imprigionano il pensiero ed anche il tuo corpo sarà libero"; erano le parole che lo scrittore metteva in bocca ad un gabbiano.
Per quanto sembri paradossale questa frase se parliamo di animali incatenati non per voler proprio, quel pensiero resta valida perchè il fondamento della schiavitù animale sono le convinzioni di una cultura che vede solo l'umano, per cui solo spezzando i vincoli creati dalla presunta superiorità di specie, potremo liberare il corpo degli animali.
La mente degli animali invece pare molto più libera della nostra in tal senso. Non sono essi una minaccia per noi, proprio perchè -e se conosci un animale lo sai- non è della contrapposizione NOI/LORO che si alimentano.
Cercano solo un posto dove vivere in una loro società o in una società che li comprenda.
L'idea e l'esercizio del dominio è un problema della specie a cui appartengono gli uomini e le donne.
Risolvere la situazione sta quindi a noi.
Batterci per gli animali sta quindi a noi.
Oggi martedì 22 gennaio riprenderò gradatamente a mangiare, perchè fatico a reggere gli impegni quotidiani. Nei prossimi giorni manderò aggiornamenti sul come Oltrelaspecie ha pensato di rilanciare questa lotta insistendo sulla tematica dello sfruttamento dei cani.
Con l'intenzione di ampliare la consapevolezza della complessa questione animale.
Sono già in corso altri progetti riguardanti altri campi di sfruttamento.
Teniamoci in contatto."
Davide
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