La mia esperienza di volontario, anzi dovrei dire di "aspirante volontario" presso il canile Valle Grande, ex Hotel Cani e Gatti, si può dire conclusasi ieri, quando mi è stata recapitata una raccomandata nella quale "spiace comunicare" che non ho positivamente superato il periodo di prova previsto dal regolamento interno.
Regolamento talmente interno che non avevo mai visto e tanto meno controfirmato!
Un'esperienza che ho iniziato con vero entusiasmo, nel giugno 2010, aderendo all'Associazione ONLUS Fido e Ambiente, le cui finalità statutarie consistono principalmente nella promozione delle adozioni e del benessere dei cani/ gatti ospitati.
Dei primi giorni di canile, a parte il forte impatto emotivo per i tanti pelosi in gabbia, ricordo la sensazione di essere entrata improvvisamente in un universo parallelo, in una dimensione temporale differente. Un tuffo nel passato, insomma, in un'epoca feudale nella quale tutte le decisioni, persino le più banali come "abbassare il ponte levatoio" per far entrare un adottante o un volontario vengono prese da un unico "referente" interno, che di fatto coordina e gestisce il feudo, decidendo priorità, cure, adozioni dei cani.
All'inizio ho guardato con interesse quasi da studioso questo modello organizzativo: in fondo ogni organizzazione, qual è appunto un'associazione, può scegliere la formula organizzativa più confacente, la democrazia non è un dovere, e vada pure il feudalesimo, ma – come direbbe Woody Allen – "basta che funzioni".
I primi giorni, quando la referente mi urlava in faccia e mi strattonava quando riteneva che io sbagliassi qualcosa, mi sentivo molto recluta stile Richard Gere in "Ufficiale Gentiluomo", e il crudo maresciallo di colore del film aveva temporaneamente preso le sembianze della "referente". J
ADOZIONI
Inizio a pubblicare su internet, con il nulla osta del referente, decine di appelli per l'adozione dei cani ospiti del canile. I risultati sono entusiasmanti e visibili su questo sito, come anche su www.baubau.eu Cani oggettivamente bellissimi e fino ad allora poco visibili trovano ottime adozioni, e non solo cuccioli, ma anche cani adulti.
Ma i primi nodi vengono al pettine quando, su segnalazione di alcuni adottanti che difficilmente riescono a contattare telefonicamente la "referente", designata dal sopra citato "regolamento interno" unica responsabile per le adozioni, inizio a proporre soluzioni "inaudite", come per esempio di ottemperare a quanto prescritto dalla "Direttiva per il coordinamento delle funzioni amministrative e sanitarie in materia di animali di affezione" n. 43 del 29 gennaio 2010 della Regione Lazio, Paragrafo E. 2, "Criteri per definire i Protocolli d'adozione (pag. 10), che prima di tutto richiede che venga definito un orario di apertura della struttura nel quale sia consentita la visita degli animali ai fini dell'adozione.
Suggerisco, inoltre, che venga costituito un pool di volontari disposti ad affiancare la referente nella gestione delle adozioni: sia per alleggerire l'oggettivo carico di lavoro della stessa, sia per consentire la visibilità di tanti cani che, conosciuti a fondo da alcuni volontari piuttosto che dalla referente stessa, sono di fatto del tutto privi di visibilità. Mi rendo persino disponibile ad effettuare un periodo di affiancamento presso la struttura del canile comunale più grande della città, consapevole che l'esperienza maturata presso altri canili, aventi un volume di cani e quindi di adozioni sicuramente superiore, poteva essere preziosa per un confronto ed uno scambio di buone pratiche. Inutile dire che la mia proposta cade nel vuoto, come anche quella di istituire un turno di volontari che effettuino il servizio di risposta al telefono per gli aspiranti adottanti. In sostanza, un turno di centralinisti che prendesse con gli adottanti gli appuntamenti per conto della nostra referente su giornate ed orari da lei stessa preventivamente indicati. Cassata pure questa proposta. J
Piano piano, quasi impercettibilmente, comincia a tirare un'altra aria: non mi vengono più inviate foto dei cani da pubblicare, nessun aggiornamento sui cani adottati, gli altri volontari vengono diffidati dall'inviarmi foto dei cani.
L'ACCESSO DEI VOLONTARI
Forte delle mia conoscenza delle leggi statali e regionali in materia, svolgo la mia attività di volontariato sul presupposto che il benessere degli animali in canile è assicurato anche grazie alla presenza di volontari. "Le strutture deputate al mantenimento dei cani, al fine di incentivare le adozioni, devono consentire l'accesso dei volontari (omissis) per b) svolgere attività di sgambamento e socializzazione dei cani". Non lo scrivo io, ma la stessa direttiva 43 del 29 gennaio 2010 della Regione Lazio, Paragrafo E. 2.
Scopro invece, con sorpresa, che gli aspiranti volontari non sono i benvenuti: in più di un caso inspiegabilmente non viene consentita o viene rinviata sine die l'affiliazione di aspiranti volontari. Scopro, inoltre, che probabili nuove frontiere della scienza veterinaria suggeriscono che la presenza dei volontari provoca emozioni talmente forti ai cani da favorire torsioni allo stomaco. In quest'ottica viene pesantemente ridotto l'orario di accesso al canile dello già sparuto gruppo di volontari.
Con un colpo di teatro una settimana fa sono state cambiate le chiavi di accesso al canile, con il duplice intento di estromettere definitivamente chi si accingeva a ricevere la lettera di "mancato superamento della prova", ma soprattutto come atto simbolico per riaffermare la leadership di chi tali chiavi dispensa e la sudditanza di chi, accettando le chiavi, rinnova l' atto si sottomissione. Quasi un atto rituale. Insomma: punirne due per educarne 100! J Chapeau!
IL VOLONTARIO
Ho provato a fare una diagnosi a me stessa, come ideal tipo di volontario presso l'Associazione Fido e Ambiente, e ho trovato una sola definizione riassuntiva del mio stato psicologico. La definizione si può trovare su wikipedia sotto il titolo "mobbing". Ebbene sì, in tutta onestà e serenità tale è stata la mia condizione fino a ieri. La maldicenza del tutto gratuita, le vessazioni verso chiunque avesse un minimo di iniziativa, la convivenza quotidiana con la minaccia più terribile per un volontario: essere separato per sempre dai "suoi" amati cani, rendono il volontario un soggetto debole, al quale viene chiesto quotidianamente un atto di inutile ed acritica sottomissione. E attenzione non è la paura per se stessi che rende deboli: nel caso della sottoscritta, affermata professionalmente e gratificata nella vita privata, sopravvissuta a lutti e malattie anche serie, nulla spaventa sotto il profilo personale. Ciò che rende deboli è appunto il sapere che le sorti di tutti quei cani, le poche prospettive di libertà che hanno, le poche occasioni di uscita in passeggiata, sono legate agli umori di una persona sola.
Una persona alla quale ho sentito dire che non servono tanti volontari, non serve farli uscire in passeggiata: basta entrare nelle gabbie e tastarli uno ad uno per vedere se sono in salute. Perché l'importante, diciamolo, è che vivano il più a lungo possibile, per potersi godere fino in fondo la loro gabbia...
IL FUTURO
Qual è il mio sogno? In verità stanotte non ho dormito molto, pensando ai cani che non avrei mai più rivisto. Ma "I have a dream": prima di tutto veder correre, e per sempre, quei cani, o almeno veder data loro la possibilità di essere conosciuti e visionati.
Sogno che gli altri volontari diano un segno di solidarietà concreto, ma non per me, ma per loro stessi, per quello che potrà succedere loro in qualsiasi momento, e soprattutto per i cani.
Come volontaria sogno che in quel canile venga dato accesso ad un'altra associazione, che dia maggiori garanzie di trasparenza in materia di adozioni e di accesso dei volontari.
Come cittadina e contribuente mi auguro che gli enti locali interessati, ai quali non può essere indifferente la modalità con cui operano le associazioni all'interno di strutture dove sono ospitati cani di proprietà della collettività, si interroghino sull'opportunità di sostituire o affiancare un'altra associazione.
Letizia
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