ACIREALE (CATANIA) 21/07/2009 -
Ancora una volta un branco di randagi killer semina morte e terrore in Sicilia, ed ancora una volta è un bambino la vittima di questa tragedia insensata. Giuseppe Azzarelli, un bimbo che non aveva ancora compiuto sette anni, è stato sbranato ieri sera in contrada San Cosimo, alla periferia di Acireale, da almeno cinque cani inferociti. Tra di loro un pit bull, un doberman e una femmina di razza dogo argentino che aveva partorito da poco una cucciolata. Sarebbe stata proprio quest'ultima ad azzannare per prima il piccolo che si era avvicinato per vedere i cuccioli.
Gli altri cani avrebbero poi fatto scempio del corpo del bimbo, al quale è stata quasi staccata di netto la testa con un profondo morso alla gola.
Uno spettacolo raccapricciante scoperto proprio dai genitori del piccolo - il padre Nino, è un magazziniere dell'Acireale calcio, la madre è casalinga - allarmati per il mancato rientro del figlio.
Dopo alcune ore di ricerche si sono ricordati di quel fondo alla periferia del paese dove Giuseppe, insieme ad altri bambini, portava da mangiare ed accudiva un branco di cani randagi. E sono stati proprio loro a ucciderlo senza pietà.
Sul posto sono arrivate subito unità cinofile, che hanno portato via gli animali. La Procura della Repubblica di Catania ha aperto un'inchiesta per risalire ai proprietari dei cani o identificare a chi fossero affidati.
La vicenda sembra ricalcare, per molti versi, quanto accaduto il 15 marzo scorso nelle campagne tra Marina di Modica e Sampieri, in provincia di Ragusa. Anche in quel caso una muta di cani sbranò un bambino, Giuseppe Brafa, di dieci anni. Lo stesso branco assalì due giorni dopo una turista tedesca di 25 anni che stava facendo jogging sulla spiaggia, riducendola in fin di vita. La giovane, riuscì a salvarsi, ma il suo viso e il suo corpo sono rimasti sfregiati per sempre.
Le indagini portarono all'arresto, con l'accusa di concorso in omicidio colposo, di Virgilio Giglio, 64 anni, l'uomo che aveva avuto in affidamento i cani dalla Procura di Modica come custode giudiziario. Un'inchiesta non ancora conclusa, che ha visto un rimpallo di responsabilità tra magistrati, autorità sanitarie e amministratori comunali. E intanto i randagi killer sono tornati a colpire ancora una volta. (Fonte La Repubblica)
22/07/2009
Non sarebbe stata una femmina di Dogo Argentino a sbranare il piccolo Giuseppe Azzarelli, il bimbo di sette anni ucciso lunedì ad Acireale (Ct), ma un cane di taglia più grossa, non presente tra quelli trovati dagli investigatori all'interno del fondo dove è avvenuta la tragedia. Lo rendono noto i Carabinieri della Compagnia di Acireale, dopo gli esiti dell'esame effettuato sul corpo della vittima da parte del medico legale.
Gli inquirenti durante il sopralluogo, hanno trovato nel fondo agricolo cinque cani, tre incatenati e due liberi. Quattro di questi sarebbero meticci, ed un doberman. Quest'ultimo, in particolare, era in possesso di regolare microchip la cui lettura ha permesso ai veterinari dell'Asl che collaborano con i Carabinieri di risalire al legittimo proprietario, e apprendere come questi ne avesse denunciato il furto da oltre un mese. Furto avvenuto in un altro paese della provincia etnea.
«Non si esclude - spiegano i Carabinieri - che il fondo della tragedia, ubicato in un quartiere popolare di Acireale, per la sua posizione e caratteristiche, possa essere stato utilizzato come luogo di custodia di cani da combattimento, di cui qualcuno allontanato sbrigativamente da qualche malintenzionato subito dopo la tragedia». Il ritrovamento di alcune cucce di fattura artigianale, recintate da alcune reti metalliche collocate nel fondo, avvalorerebbero tale ipotesi.
Il cadavere del piccolo si trova nella camera mortuaria dell'ospedale di Acireale. Al momento l'autorità giudiziaria non ha ritenuto utile disporre l'autopsia in quanto non risulterebbe utile alle investigazioni in atto da parte dei Carabinieri. Ancora una volta, quindi, un branco di randagi assassini semina morte e terrore in Sicilia, e ancora una volta è un bambino la vittima di questa tragedia insensata. (Fonte Corriere di Ragusa)
23/07/2009
I cani che hanno ucciso il bimbo di 6 anni, Giuseppe Azzarello, erano del fratello della vittima, Ivan, 19 anni, che li custodiva in un recinto vicino a casa. E' stato lo stesso ragazzo ad ammetterlo ai magistrati. Ivan, che ha precedenti per furto, era soggetto all'obbligo di firma, e domani sarà interrogato in procura alla presenza di un avvocato.
Ivan ha ribadito ai magistrati che aveva detto a Giuseppe di non andare nel recinto dove il bambino, sfuggendo al controllo, si era già recato più volte prima della tragedia a portar da mangiare ai cani.
Le indagini, che proseguono, potrebbero portare alla pista dei cani da combattimento. Pare infatti che non essere stata infatti la femmina di Dogo argentino a sbranare Giuseppe ma un cane di taglia più grossa, non presente tra quelli trovati dagli investigatori all'interno del fondo dove è avvenuta la tragedia. Lo rendono noto i carabinieri della compagnia di Acireale, dopo gli esiti dell'esame effettuato sul corpo della vittima da parte del medico legale. Il pm non ha disposto l'autopsia in quanto "non risulterebbe utile alle indagini dei carabinieri". E intanto la Procura di Catania ha aperto un'inchiesta per accertare eventuali responsabilità.
Gli inquirenti, durante il sopralluogo, hanno trovato nel fondo agricolo cinque cani, tre incatenati e due liberi. Uno di questi, un dobermann, era in possesso di regolare microchip, la cui lettura ha permesso ai veterinari dell'Asl che collaborano con i carabinieri di risalire al legittimo proprietario, che oltre un mese fa ne aveva denunciato la sparizione in un altro paese della provincia etnea. "Non si esclude - spiegano i carabinieri - che il fondo della tragedia, situato in un quartiere popolare di Acireale, possa essere stato utilizzato come luogo di custodia di cani da combattimento".
"Gli dicevamo sempre di non andare dai cani perché era pericoloso". Così fra le lacrime Ivan Azzarelli, fratello del piccolo Giuseppe. A mamma Alfia la tragedia è stata celata fino a questa mattina. Il marito della donna, Nino Azzarelli, magazziniere della locale squadra di calcio, che ieri sera ha trovato il corpo parzialmente sotterrato dagli animali quasi fosse una razione di cibo, le aveva detto che Giuseppe era stato ferito da un cane e che era ricoverato in ospedale, ma che non c'era da preoccuparsi. Poi, questa mattina, nell'ospedale di Acireale, le ha detto la verità. La donna ha gridato ed è svenuta. Poi è stata sedata ed è sotto il controllo dei medici.
Per il sindaco Nino Garozzo "è una morte terribile e assurda che getta nello sconforto tutta la città. Gli investigatori sapranno chiarire chi teneva quei cani, a quale scopo e come mai dei ragazzini ogni pomeriggio si recassero lì". Il sottosegretario alla Salute Francesca Martini nota che bisogna "applicare pienamente le normative vigenti in materia di anagrafe canina, di principi di responsabilità civile e penale del proprietario e in materia di lotta al randagismo e di percorsi educativi". "Mi auguro - conclude il sottosegretario lanciando un appello all'assessore alla Sanità siciliana Massimo Russo - che davvero in Sicilia possa partire una rinascita che ci permetta di non vedere più questa regione toccata da fatti così drammatici". (Fonte La Repubblica)
NO, mi correggo non sono randagi... No, mi correggo di nuovo: sono randagi...
Si svolgeranno questo pomeriggio alle 16.30, nella chiesa di San Sebastiano, ad Acireale, i funerali del piccolo Giuseppe Azzarelli, il bimbo di quasi 7 anni ucciso martedì sera da uno dei cani custoditi dal fratello maggiore in un giardino privato alla periferia del paese.
Intanto il fratello Ivan, 19 anni, dopo le ammissioni di ieri sera quando ha confessato che si occupava lui degli animali, oggi ha precisato che quei cani non sono i suoi. "Quelli trovati nel terreno abbandonato vicino casa mia, non sono i miei cani. Io da loro ci andavo una volta ogni tanto, gli davo da mangiare perché mi facevano pena" ha detto all'emittente televisiva catanese Telecolor.
Ivan ieri sera era stato sentito dai carabinieri come persona informata sui fatti, ma non alla presenza di un avvocato, tanto che la procura di Catania ha fissato un nuovo interrogatorio per oggi, poi slittato a domani mattina, per permettergli di partecipare ai funerali.
Ieri davanti ai carabinieri aveva ammesso che di quei cani si occupava lui. Alla domanda 'di chi sono allora quei cani?', il 19enne ha risposto: "Non lo so. Tutti in quella zona davano da mangiare ai cani, sono randagi e scendevano sempre in quel fondo". Ivan ha anche detto di non sapere se in quel terreno abbandonato qualcuno praticasse l'addestramento clandestino dei cani. (Fonte La Repubblica)
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