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La crudeltà sugli animali conduce alla crudeltà sulle persone? |
Chi usa violenza su animali raramente si ferma qui |
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"MALTRATTAMENTO DEGLI ANIMALI"
Premessa
Il concetto di violenza è strettamente legato al concetto di sofferenza ma, a differenza degli altri esseri viventi, gli umani possono decidere in piena consapevolezza se causare sofferenza o no.
Un cavallo in un macello, un gatto sottoposto a esperimenti scientifici, un cane torturato da un adolescente violento, uno scimpanzé sottoposto a stress fisico e psicologico per divertire la gente in un circo o in un film non sono diversi dalle vittime civili di una guerra etnica, dai bambini sfruttati dal lavoro o dal mercato del sesso e da un semplice cittadino che si sente imprigionato in un sistema di relazioni sociali basato principalmente sulla competitività e sull'ingiustizia.
Il concetto di violenza è ovviamente correlato al suo opposto, cioè il concetto di rispetto.
Il rispetto -sia per le persone sia per gli animali- si può ottenere solo tramite un processo di identificazione e di empatia e con la consapevolezza del destino comune che animali umani e non-umani condividono, oggi più che mai, in un pianeta a costante rischio di catastrofi nucleari o ecologiche. La violenza, nella maggior parte dei casi, è la conseguenza di un atteggiamento culturale generale e, in un modo o nell'altro, investe l'intera sfera affettiva e cognitiva degli esseri umani, anche se qualche volta sembra indirizzarsi esclusivamente verso ambienti specifici o specifici individui.
Un maggior rispetto nei confronti degli animali, da parte di bambini, adolescenti e adulti, può essere raggiunto solo con lo sviluppo di sentimenti d'identificazione e di empatia
La crudeltà sugli animali conduce alla crudeltà sulle persone?
Le ricerche confermano la forte correlazione esistente tra al violenza contro gli animali e la violenza contro gli umani. Se l'importanza degli episodi di violenza sugli animali come indicatori di relazioni familiari disturbate e campanello d'allarme per futuri comportamenti aggressivi nei confronti di umani è ormai assodata, non possiamo neanche ignorare come la violenza verso gli animali scaturisca dalle medesime cause della violenza verso gli umani e perciò l'abuso di animali nell'infanzia non debba più essere considerato come una fase di passaggio.
Uno studio condotto dalla Northeastern University e dalla Massachussets Society for the Prevention of Cruelty to Animals ha rilevato che in un lasso di tempo di 20 anni, un gruppo di 153 persone violente con gli animali erano 5 volte più tendenti a commettere crimini violenti, 4 volte più tendenti a commettere reati contro la proprietà, e 3 volte più tendenti a commettere reati connessi con l'uso di stupefacenti di un gruppo di confronto composto da 153 persone non-violente con gli animali.
In uno studio condotto su detenuti per crimini violenti e su un gruppo di individui non-detenuti, non-violenti, il 25% dei detenuti ha riferito di aver inflitto nell'infanzia "crudeltà sostanziali" ad animali, mentre nessuno dei non-detenuti ha riferito storie di violenza sugli animali.
In uno studio svolto su 53 famiglie in terapia psicologica per episodi di abuso di minori, il 60% aveva abusato anche di animali e nei due terzi dei casi, il genitore che abusava aveva anche ucciso o ferito gli animali domestici per ottenere il controllo totale sul bambino. In un terzo dei casi, i bambini avevano abusato degli animali, usandoli come "capri espiatori" per la propria ira.
In uno studio su 28 detenuti per omicidi a sfondo sessuale (tutti maschi) i ricercatori hanno constatato che il 36% aveva abusato di animali durante l'infanzia e il 46% nel corso dell'adolescenza.
In uno studio che utilizzava un campione di 64 uomini, il 48% dei rei di violenza carnale e il 30% dei rei di molestie a minori hanno riferito di aver commesso crudeltà su animali nel corso dell'infanzia o dell'adolescenza.
La ricerca inoltre indica che:
- I ragazzi crudeli con gli animali possono diventare aggressivi nei confronti degli umani.
- I bambini cresciuti in un clima di intensa coercizione possono imitare lo stesso comportamento con animali e persone.
- I bambini imparano i comportamenti crudeli dagli adulti e possono riprodurli sugli animali.
- I bambini abusano degli animali per scaricare l'aggressività che provano verso gli adulti che abusano di loro, anche in seguito a traumi psicologici.
Che cosa possiamo fare tutti?
Riferire gli episodi di violenza.
Incoraggiare i legislatori, i magistrati, i veterinari e le guardie zoofile, i medici, gli assistenti sociali, gli educatori e i religiosi ad approfondire la conoscenza della connessione esistente tra crudeltà verso gli animali e violenza familiare.
Esercitare il ruolo di genitori in modo positivo, senza affidarsi alle punizioni corporali.
Discutere e contrastare l'esaltazione della violenza negli sport, nei media e nei divertimenti.
Che cosa possono fare le istituzioni?
- Istituire una struttura per studiare il legame tra violenza sulle persone violenza sugli animali.
- Preparare dei professionisti.
- Studiare dei protocolli per la cura di coloro che si dimostrano violenti con animali e umani.
- Ideare campagne di sensibilizzazione pubblica.
- Diffondere, presso l'opinione pubblica, gli educatori, i genitori e i bambini stessi, il deciso e forte messaggio che l'insegnamento della cultura del rispetto verso tutte le creature viventi - umane e non-umane - è un investimento fondamentale per il futuro di tutti.
Fonte e link all'articolo: www.tesine.net
"Chi usa violenza su animali raramente si ferma qui"
Introduzione
Gli ultimi trent'anni anni hanno testimoniato il sorgere di uno spiccato interesse nei confronti della relazione tra crudeltà verso gli animali, o abuso animale e comportamento violento, specialmente tra i giovani perpetratori.
Per illustrare, uno studio recente Venderlin (2000) riportò che, su 9 sparatorie avvenute negli Stati Uniti (da Moses Lake, WA nel 1996, a Conyers, GA, nel 1999), 5 (il 45%) perpetratori , degli 11 coinvolti avevano alle spalle una storia di abuso animale. L'esempio meglio documentato è stato il caso di Luke Woodham che, nell'aprile che ha preceduto l'ottobre del 1997 in cui ha ucciso la madre e due compagni di scuola, torturò e uccise il suo cane (Ascione, 1999).
Questo Bollettino riporta dati sulla ricerca psichiatrica, psicologica e criminologica che collega gli abusi nei confronti degli animali alla violenza agita e perpetrata da giovani e adulti. Essa indirizza la sfida del definire l'abuso su animali ed esamina la difficoltà di ottenere dati accurati di incidenza e prevalenza di tale comportamento. Esplora inoltre il rapporto tra abusi nei confronti degli animali e disordini della condotta (conduct disorders, CD), analizzando le motivazioni di bambini e adolescenti che compiono questi abusi e considerando i contesti che possono portare all'emergere di tali comportamenti violenti. L'abuso su animali viene interpretato come sintomo di un disordine psicologico. Sebbene qualche studio esamini le connessioni neurobiologiche della crudeltà sugli animali (vedi Look wood e Ascione, 1998), tale tema va oltre lo scopo di questo report. L'importanza di includere informazioni sull'abuso su animali nella valutazione di giovani a rischio di commettere violenza interpersonale è enfatizzata in tutta la documentazione in seguito presentata. A testimonianza di quanto sostenuto, è inoltre fornita una lista di organizzazioni statunitensi con programmi connessi al legame tra abuso su animali e altri comportamenti violenti.
Questo bollettino non vuole suggerire che prestare attenzione all'abuso animale sia una panacea per rapportarsi alla sfida di identificare ed indirizzare la violenza giovanile. Il comportamento violento è multidimensionale, ha multipli determinanti ed il suo sviluppo è ancora oggi oggetto di ricerche scientifiche (Moffitt, 1997). Argomento esplicito di discussione è invece come l'abuso su animali ancora oggi riceva insufficiente o nessuna attenzione, talvolta escluso esplicitamente (es. Stone e Kelner, 2000) dai numerosi "red flags", segni di avvertimento, o comportamenti sentinella che possono aiutare a identificare giovani a rischio di perpetrare violenza interpersonale (relazione notata per la prima volta da Pinel nel 1809 in giovani che si autoinfliggevano lesioni).
DEFINIZIONE DI CRUDELTÀ VERSO GLI ANIMALI
Tutti i 50 stati degli Stati Uniti hanno una legislazione sugli abusi animali. La maggior parte degli stati la classifica come misdemeanor offense (delitti di minore gravità), in 30 stati inoltre per certe fome di crudeltà, sono stati istituiti statuti a livello di felony (crimini di maggiore gravità). Comunque, le definizioni legali di abuso animale, e anche i tipi di animali che sono coperti da questi statuti, sono diversi da stato a stato (Ascione e Lookwood, 2001; Frasche t al., 1999; Lacroix,1998). "comportamento socialmente inaccettabile che causa intenzionalmente un dolore non necessario, o sofferenza o di stress e/o la morte di un animale (Ascione, 1993:228).
Per facilitare il compito di definire la crudeltà nei confronti degli animali non umani si prendono in considerazione alcuni aspetti comuni alla crudeltà nei confronti dei bambini.
Categorie di maltrattamenti verso i bambini spesso includono le seguenti forme di abuso: psicologico, sessuale, emozionale, trascuratezza. Non è difficile produrre una sequela di esempi nei quali gli animali hanno sperimentato ognuna di queste forme di abuso. Tali forme di abuso comunque richiedono ulteriori elaborazioni poiché dall'esecuzione all'omissione che esse denotano possono variare in forma e gravità.
Per esempio, l'abuso fisico può andare dal prendere in giro alla tortura con gradazioni che in natura, possono essere più soggettive che oggettive in base alla prospettiva della vittima, dell'aguzzino o di potenziali osservatori.
The Compact Edition of the Oxford English Dictionary (1971, p.114) include le seguenti caratteristiche attribuibili a persone che mostrano crudeltà: "disposta ad infliggere sofferenza... indifferente verso sentimenti di pena o piacere ricavabili dall'angoscia di un'altra persona... senza gentilezza o compassione... senza pietà... dura di cuore...". Questa definizione e versioni simili nel Random House Dictionary of the English Language (1987, p.438), parlano tutte di dimensione affettiva e comportamento di crudeltà.
Rispetto a definizioni che si riferiscono in modo specifico alla crudeltà verso gli animali, Felthous e Kellert (1987) definiscono sostanzialmente tale crudeltà come uno schema di danneggiamento inflitto deliberatamente, ripetutamente e gratuitamente, verso animali vertebrati in modo tale da causare gravi effetti sulle vittime. Questa definizione include una limitazione alle specie considerate introducendo una dimensione quantitativa nella valutazione del fenomeno (frequenza della crudeltà).
Brown (1988) definisce la crudeltà come "sofferenza inflitta gratuitamente e consapevolmente ad animali senzienti (umani e non)... La sofferenza può essere una sensazione di pena indotta da mezzi fisici o di angoscia indotta da atti di forzata cattività, oppure da una deprivazione materna. La crudeltà verso gli animali ha vari tipi di forme ad esempio un atto commesso contro l'animale oppure un'omissione cioè la mancanza di un'azione come quella di garantire cibo, acqua o riparo".
Sia Felthous e Kellert che Brown introducono i concetti di "deliberatamente" e "consapevolmente" fra le caratteristiche della crudeltà per escludere atti che avvengono in modo accidentale.
Non è questo il caso della definizione data da Vermeulen e Odendaal (1992) quando affermano che la crudeltà sugli animali consiste in una: "intenzionale, maliziosa e irresponsabile tanto quanto una non intenzionale e ignorante inflizione di dolore, sofferenza, deprivazione distruzione o morte fisica e psicologica di un compagno animale dovuta a singoli o ripetuti incidenti".
Sebbene sviluppare una vasta e accettata definizione della crudeltà sugli animali sia un compito abbastanza difficile la forma che ha avuto maggior riconoscimento in tale senso è: " La crudeltà verso gli animali è un comportamento sociale inaccettabile che intenzionalmente causa pena, sofferenza angoscia o morte gratuita ad un animale". Ascione (1993)
Alcune elaborazioni sui termini utilizzati nella definizione della crudeltà sugli animali possono essere utili a tale scopo: "Comportamento", include atti di esecuzione (ad es. colpire un cane alla testa con una barra d'acciaio) e atti di omissione (ad es. deprivare un gatto domestico del cibo). "Socialmente inaccettabile" può in alcuni casi avere una connotazione genericamente valida in tutte le culture (ad es. dare fuoco ad un uccello vivo) mentre in altri casi si possono evidenziare vari modi di giudicare tale accettabilità a livello culturale, come accade ad esempio relativamente alla scelta delle specie di mammiferi accettabili da utilizzare quali beni di consumo umano. "Intenzionale" si riferisce ad atti di esecuzione o omissione portati avanti volontariamente per perseguire uno scopo a differenza di tutti quegli atti eseguiti in modo inconsapevole e/o accidentale.
"Dolore, sofferenza e angoscia", si riferiscono molto spesso agli effetti nocivi di atti fisici condotti su corpi di animali o in modo diretto o per mezzo di strumenti o agenti (ad es. pistole, soluzioni caustiche, veleno). Dolore, sofferenza e angoscia sono giudicati in base agli schemi di risposta caratteristici di ogni specie. Il dolore, la sofferenza e l'angoscia fisica, possono essere distinti dalla pena, sofferenza, angoscia psicologica ed emozionale, (ad es. mantenere un animale separato ma in prossimità fisica del suo naturale predatore) sebbene entrambe le dimensioni debbano essere considerate con la stessa attenzione . Comportamenti passivi e manifestazioni di piacere quando si è testimoni di episodi di crudeltà verso gli animali non sono direttamente inclusi in tale definizione, comunque un bambino che prova piacere nell'assistere ad atti di crudeltà nei confronti degli animali può pienamente essere oggetto di tutti gli studi che sono stati condotti sull'argomento preso qui in considerazione.
Fonte e link all'articolo: www.zona-franca.it
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