Per farsi un idea: articolo sul quotidiano "Il Tempo del 15/11/2013
In stipendi 3 milioni di euro per le adozioni solo 9 mila
L’anomalia delle quattro strutture comunali: la stessa associazione gestisce l’affare dal 1997
Si stabilisce il numero (minimo) di dipendenti, ma non quello dei cani da accudire. È un paradosso la convenzione che, dal 2007, lega l’amministrazione capitolina all’unica associazione che gestisce l’insieme di strutture comunali, l’Avcpp, quattro paginette, per un totale di dodici articoli, che alla voce «obblighi per l’associazione», punto C, riporta: «Il numero del personale, comprendendo tutti coloro che a qualunque titolo operano con continuità, deve essere di almeno di 106 unità». In assenza di un qualunque indicatore di proporzionalità tra animali ospitati e personale dipendente, diventa anche inutile gridare allo scandalo se più dell’80% dei fondi finisce in stipendi appesantiti dal doppio rinnovo del contratto collettivo nazionale delle cooperative sociali (luglio 2008 e gennaio 2012), contributi da versare alle organizzazioni sindacali e tfr, e solo in media 300mila euro all’anno nell’acquisto del cibo per i cani.
Sempre proroghe di questo vecchio documento, mai un nuovo bando, l’anomalia è evidente anche agli occhi della stessa associazione che «ha ripetutamente chiesto al Comune di fare il punto della situazione», spiega la presidente della onlus Simona Novi. Avcpp dal 1997, prima in convenzione col servizio veterinario dell’Asl RmD, poi col Comune – nel 2001 – tramite licitazione privata, infine dal 2007 con una ulteriore convenzione con l’amministrazione capitolina, si occupa della gestione delle strutture pubbliche sul territorio comunale, attualmente Muratella, ex Poverello, ex Cinodromo e Valle dei Cuccioli al Bioparco: 335mila euro al mese, 4 milioni 20mila euro annui. A settembre l’amministrazione ha tentato di uniformare le tariffe tra gestori proponendo un fisso, circa 6 euro al giorno a cane, anche all’Avcpp, che ha però dichiarato «irricevibile» l’offerta e dunque ci si è accordati su un forfettario di 236mila euro anziché 335mila euro: «La nuova convenzione richiama integralmente quella del 2007 – precisa la Novi – e specifica che questa riduzione avviene in via straordinaria per i soli mesi di ottobre e novembre, poi dovremmo ridiscuterla». Già nel 2010 Alemanno tentò un taglio delle risorse, ridotte tra gennaio ed agosto a 280mila euro mensili, l’associazione reagì deliberando l’apertura dello stato di crisi e l’attivazione della procedura dei licenziamenti collettivi per 106 lavoratori e, dal settembre di quell’anno, tutto tornò come prima, come nel 2007. «Non possiamo fare una stima a cane – prova a spiegare la Novi - la Muratella è il canile comunale, sono entrati solo nel 2012 oltre 2mila animali tra cani e gatti, la media di adozioni è di 1.700 all’anno, accogliamo 20mila persone, 30mila telefonate, gestiamo una miriade di servizi, dall’ufficio ritrovamento a quello adozioni, collaboriamo con le scuole, sperimentiamo la messa in prova dei servizi sociali, non è possibile ridurre tutto a quanto spendiamo in cibo per gli animali». Obiezioni che però giustificano il vero problema: trattandosi di contributi «omnibus» risulta pressoché impossibile stimare l’effettivo costo di un animale ospitato, che comunque fino ad oggi – considerando i 1.020 cani distribuiti tra le quattro strutture – arriverebbe a 10,9477 euro al giorno. Un’enormità, anche rispetto ai 4,50 euro riconosciuti ai convenzionati.
Qualche risposta si legge nella relazione al rendiconto contabile delle spese sostenute nel 2011 da Avcpp, capitolo costi: acquisto cibo 296mila euro, costo del personale 3milioni 4mila euro, costo per la gestione del personale (consulenti e commercialista) 52mila euro, costo per la sicurezza dei lavoratori 50mila euro, spese promozionali per adozioni (calendari, volantini, cartoline) 8mila 800 euro. Nulla, diventa così curiosa anche l’iniziativa, promossa sul sito della stessa associazione, con cui si propongono «adozioni a distanza» per gli stessi animali già sovvenzionati dal Comune: il contributo richiesto è di 62 euro all’anno «e quando vorrai – si legge - potrai interagire col "tuo" cane almeno per una ventina di minuti». Le cifre restano queste, conferma anche oggi la Novi che «l’88% della spesa sono gli stipendi, quella per il cibo è di circa 400mila all’anno», poco più di una mensilità accordata dal Comune di Roma, mentre i dipendenti della «onlus» – 106, assunti a tempo indeterminato e inquadrati secondo il contratto delle cooperative sociali - impegnano praticamente l’intero finanziamento annuale distinguendosi non sempre in positivo. «Nel 2011 – si legge nella relazione di Avcpp – è stato necessario attivare sostituzioni a causa di assenze dal lavoro più o meno lunghe: molte di queste sostituzioni sono state interamente a carico di Avcpp, dal momento che i rimborsi sia Inps che Inail risultano coprire solo parzialmente il costo del lavoro legato al lavoratore assente».
Complica ancora di più il quadro l’assenza di regole certe a partire dalla ripartizione tra competenze: Avcpp non è incaricata di seguire l’aspetto sanitario degli animali, l’Asl Roma D dice di investire solo su Muratella 1 milione 200mila euro l’anno per le cure mediche, eppure «spesso abbiamo sopperito noi con le donazioni dei nostri sostenitori – conclude la Novi – spendendo 324mila euro dal 2008 ad oggi». «Avcpp sta nelle strutture comunali – eccepiscono i «colleghi» convenzionati - non paga affitto, luce, gas, mentre noi coi nostri 4,50 euro al giorno a cane dobbiamo provvedere a tutto, dipendenti, affitti, cure sanitarie, il Comune quello ci corrisponde e noi dobbiamo starci dentro». Vero, ed anche qui si riconoscono tutti i limiti del «pacchetto mensile»: scrive sempre Avcpp nella sua relazione che, per esempio in riferimento al telefono, «a Murarella il Comune ha eliminato le linee telefoniche aperte alle chiamate interurbane e verso i cellulari, ne è conseguito un aggravio di costi per Avcpp costretta a dotare ogni settore di cellulari di servizio». Resettare tutto, ripartendo dai numeri, non dei dipendenti ma dei cani ospitati, e anche dalle campagne di adozione magari fuori dai canili, sarebbe un buon inizio.
Er. Del.
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